11 Mag 2021

Il Parlamento Europeo ha approvato il rafforzamento del Registro per la trasparenza

Spesso Bruxelles può essere paragonata a Washington, qualora si prendesse in considerazione il numero di lobbisti e lobby presenti nelle due città. Difatti, secondo alcune stime, i portatori di interesse nella capitale belga si aggirerebbero intorno ai 30mila con almeno 500 sedi delle principali multinazionali, dando un’idea di quanto il fenomeno sia effettivamente diffuso.

La complessa natura e stratificazione delle procedure decisionali in seno all’Unione Europea, e la loro naturale durata, offrono svariati punti di accesso ai gruppi di interesse, con lo scopo di poter influenzare o esercitare determinate pressioni su coloro che prendono e applicano le decisioni. In tale contesto, costituito da attori politici ed interessi nazionali e privati, a partire dal 1995 il Parlamento europeo produsse il suo primo registro.

 

Dal 2011 la Commissione e il Parlamento crearono congiuntamente il primo Registro per la trasparenza, sostituendo definitivamente i due registri separati tenuti della due istituzioni. Come si evince dal sito del PE, tale strumento è un elemento essenziale, non solo di rappresentanza, ma fornisce anche la possibilità di istituire un processo decisionale più aperto, garantendo una trasparenza equilibrata ed evitando al contempo pressioni indebite o accessi illegittimi e privilegiati alle informazioni o ai responsabili delle decisioni. Il criterio della trasparenza istituisce la chiave di volta per incoraggiare i cittadini europei a partecipare più attivamente alla vita democratica dell’UE. Difatti, La trasparenza sulla rappresentanza di interessi è particolarmente importante per consentire alla popolazione di seguire le attività dei soggetti portatori di istanze e di essere consapevoli della loro potenziale influenza, inclusa quella esercitata attraverso il sostegno finanziario e la sponsorizzazione. Il miglior modo per garantire tale processo è un codice di condotta contenente le norme e i principi che devono essere rispettati dai lobbisti che aderiscono al registro.

In questa cornice, anche il Consiglio europeo è sempre stato molto attento all’influenza che poteva provenire da determinati gruppi, malgrado non sia probabilmente l’ambito più facile da raggiungere per molte realtà che operano nel mondo delle lobby. Tanto il Consiglio dei ministri, quanto il Consiglio UE, infatti, non sono mai stati intenzionati ad un’apertura, come entità collettiva, nei confronti di azioni regolari da parte dei gruppi di interesse. All’interno di questi organi istituzionali, i punti di contatto sono estremamente complicati e non sempre facili da attualizzare. Nonostante le difficoltà endogene nel recepire gli interessi delle lobby, il Consiglio europeo nel 2014 ha agito in qualità di osservatore per quanto concerne il funzionamento del registro. Ad oggi, a seguito della conclusione dei negoziati sull’accordo “Agreement on a Mandatory Trasparency Register”, raggiunto alla fine del 2020, lo stesso Consiglio è entrato a pieno titolo nel Registro di trasparenza.

 

Registro di trasparenza

L’ostico dibattito e il continuo mutamento della natura stessa della società e dei rappresentanti di interesse, ha condotto il Parlamento europeo, dopo quasi cinque anni dalla proposta della Commissione, ad istituire un registro obbligatorio per la trasparenza, con l’obbiettivo di rafforzare le regole di quest’ultimo.

 

La recente relazione della co-negoziatrice del Parlamento, Danuta Hübner, del Gruppo PPE, è stata adottata con 645 voti a favore, cinque contrari e 49 astensioni. Questo voto significa un importante cambiamento alla struttura dell'attuale Registro. Difatti, i portatori di interesse dovranno registrarsi per poter svolgere determinate attività di lobbying relative a una qualsiasi delle tre istituzioni firmatarie, mentre ogni istituzione metterà in atto misure complementari di trasparenza per incoraggiare la registrazione.

La risoluzione del Parlamento dell'aprile 2021 ha accolto con favore il fatto che, ai sensi del nuovo accordo, anche le attività di lobbying indiretto siano soggette all’obbligo di registrazione. Ciò avviene poiché la pandemia ha ridotto il numero di riunioni in presenza, portando all'aumento di nuove forme di interazione tra rappresentanti di interesse e le istituzioni dell’UE. Il Parlamento esprime, inoltre, la sua soddisfazione per il cambiamento dello status del Consiglio da osservatore a parte formale dell'accordo. Tuttavia, sottolinea che il campo di applicazione avrebbe potuto essere più ampio in relazione alle attività del Consiglio, e chiede la massima partecipazione al regime volontario delle rappresentanze permanenti. Infine, i deputati sottolineano anche che qualsiasi revisione delle disposizioni di condizionalità da parte della Commissione dovrebbe includere incontri con il personale di alto livello.

Come si evince dalla relazione, il Parlamento ricorda che tra le attività contemplate, le riunioni con i rappresentanti di interesse devono essere registrate e pianificate in anticipo, accogliendo con favore la prassi della Commissione di pubblicare anche gli incontri che si tengono in modalità diverse da quella di persona, come le riunioni in videoconferenza. La stessa telefonata dovrebbe rientrare nei canoni dalla programmazione ed  essere considerata come riunione, dunque registrata come tale.

Il testo chiede l'attuazione di diverse azioni da parte degli organi del Parlamento, tra cui:

  • sviluppare un approccio globale finalizzato a rendere obbligatoria la registrazione per chiunque partecipi in qualità di oratore a tutti gli eventi organizzati dalle commissioni o da intergruppi, quali seminari e laboratori, nonché riunioni di delegazione e rientri nell'ambito di applicazione del registro per la trasparenza;
  • raccomandare al personale del Parlamento di incontrare persone o organizzazioni rientranti nell'ambito di applicazione del registro per la trasparenza solo se queste sono registrate, e di verificare sistematicamente tale requisito prima delle riunioni;
  • sviluppare un approccio globale e coerente a riguardo della co-organizzazione di eventi nei locali del Parlamento, rendendo obbligatoria la registrazione, laddove opportuno, per chiunque rientri nell'ambito di applicazione del registro per la trasparenza;
  • l'adozione di linee guida per sostenere i relatori, i relatori ombra e i presidenti di commissione nell'adempimento dei loro obblighi ai sensi del regolamento del Parlamento;
  • l'introduzione di una regola per il personale di alto livello del Parlamento di incontrarsi solo con i rappresentanti di interessi registrati.

L’obiettivo del Registro per la trasparenza è quello di rendere pubblico e accessibile l’interesse rappresentato da coloro che interagiscono con le istituzioni UE. L’iscrizione al registro, è tuttavia necessaria qualora si desideri svolgere determinate attività tese a influenzare le politiche UE, quali ad esempio l’intervento a un’audizione pubblica organizzata da una Commissione parlamentare.

Il numero di organizzazioni registrate è cresciuto negli anni. Attualmente, secondo le statistiche concesse nel Registro, sarebbero oltre 12mila i soggetti che hanno deciso di aderire a tale regolamento, di cui quasi 7mila inseriti nel raggruppamento “Lobbisti interni e associazioni di categoria, commerciali e professionali”, per un totale di quasi 50.000 lavoratori. Per organizzazioni si intendono organizzazioni non governative, associazioni di categoria, imprese, sindacati e commissioni di esperti.

Le organizzazioni variano molto in termini di dimensioni e di interessi. Tuttavia, i temi che riscuotono più successo per la maggior parte di esse sono: l’ambiente, la ricerca e innovazione e infine l’azione per il clima. Quasi un quinto di queste organizzazioni ha il proprio ufficio centrale a Bruxelles.

 

Nei 27 Stati membri il fenomeno delle lobby e del lobbying è regolato in maniera non uniforme. Difatti, non esiste alcun regolamento che disciplini tale attività a livello europeo. In tale realtà sussistono diversi approcci che variano da paese a paese. Austria, Francia, Germania, Irlanda, Lituania, Polonia, Slovenia così come la regione Spagnola della Catalogna hanno imposto un obbligo di registrazione, mentre Belgio, Italia e Olanda offrono incentivi affinché i lobbisti si iscrivano volontariamente. Ci sono invece altri paesi, quali ad esempio: Croazia, Danimarca, Spagna, Svezia, Lettonia, Finlandia e Repubblica Ceca, che non hanno alcuna regola sulle lobby, ma hanno istituito meccanismi di autoregolamentazioni definiti dal settore stesso.

 

Fonte: Parlamento europeo, eprcomunicazione